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Fede e credenza - Per giustificare la propria mancanza di accortezza
Per giustificare la propria mancanza di accortezza, i propri errori e fallimenti, qualcuno vi dice: «Ah, ma io credevo che...». Eh sì, credeva, credeva, ma quel suo “credere” è servito solo a portarlo fuori strada. E la cosa più grave è che quel “credente” continuerà a credere... e a essere in errore. Fino a quando? Finché non imparerà a sostituire le sue credenze con la vera fede, che è fondata su un sapere. Si direbbe tuttavia che le persone sentano la differenza tra credenza e fede, perché a volte dicono “Io credo”, pur manifestando incertezza. Quando si dice: «Credo che lui verrà domani», in realtà non si è sicurissimi. E la domanda “Voi credete?” (per esempio “Credete che la situazione migliorerà?”) significa che si esplora un terreno ignoto e ci si trova ancora nell'incertezza. Lavorare in un ambito che si conosce, cioè in un campo in cui si è acquisita una lunga esperienza grazie agli sforzi sostenuti, è ciò che in verità significa “avere fede”.
Omraam Mikhaël Aïvanhov