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Grazia - va da chi possiede un capitale
I teologi presentano la grazia come una manifestazione arbitraria e inspiegabile della Divinità: non si sa per quale ragione certi esseri ricevano la grazia e altri no. Ciò non ha alcun rapporto con la loro condotta o con le loro azioni, ed è inutile cercare di capire: è così. Presentata in questi termini, la grazia è incompatibile con la giustizia, e ci si domanda allora se ci sia una giustizia divina. La giustizia degli uomini già non è eccezionale, ma se anche Dio è ingiusto!... No, questa è una pessima comprensione di una questione che, in realtà, è facile da comprendere. Vi darò un'immagine. Voi fate costruire una casa ma, una volta terminati i muri, vi accorgete di non avere più denaro per continuare, e vi rivolgete allora a una banca. Se questa constata che possedete un capitale, accetterà di prestarvi una certa somma. La banca presta denaro a chiunque? No, ma se avete già un capitale, un terreno o delle proprietà, aggiungerà volentieri il necessario. Alla stessa stregua, la grazia divina non va dovunque, ma solo presso chi ha già preparato o costruito qualcosa e possiede un capitale. La grazia dice: «Quest'uomo lavora, prega, medita, costruisce il suo tempio, quindi gli darò i mezzi per terminarlo». La grazia è dunque qualcosa di più rispetto alla giustizia, ma obbedisce comunque a una giustizia.*
Omraam Mikhaël Aïvanhov